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Sun Ra

Eroe dell'avanguardia

 

 

"Con una lentezza impossibile, le luci si accendono. Un percussionista in occhiali da sole, cappuccio e tunica scintillante, appena visibile in piedi dietro un tamburo intagliato largo quasi due metri, solleva due bacchette dalla strana forma e attacca un ritmo; attorno a lui ora si vedono altre figure – lunghe vesti, cappelli bizzarri, occhiali da sole (…) ballerini in morbide vesti maneggiano sete variopinte davanti a luci colorate cangianti; altri sfilano di fronte al pubblico mostrando dipinti di scene egizie o di mostri (…) Fumo che scivola sul palco, un ballerino entra con una grossa palla illuminata (…) Esattamente al centro, impassibile in volto, siede un nero tracagnotto di mezza età circondato da un armamentario di dispositivi elettronici. Sulla testa, un copricapo che sembra un modellino del sistema solare. L’uomo posa le dita sulle tastiere che lo circondano, poi inizia a tormentarle con i pugni e gli avambracci. Andrà avanti per quattro o cinque ore (…) Direttamente dal suo pianeta, ecco Sun Ra"
Dopo più di vent’anni , c’è ancora chi interpreta Sun Ra come una specie di weirdo: per i più garbati, fu un outsider eccentrico; per i più drastici, un fenomeno da baraccone. La citazione in apertura vale come descrizione di esibizioni che erano al tempo stesso rituali intergalattici, happening neoprimitivisti e baccanali psichedelici. L’Arkestra, la formazione che guidò per circa quarant’anni (e che pur senza il suo leader è tuttora in attività), era un’azzardatissima big band in uniformi afrofuturiste che poteva arrivare a una trentina di elementi e che tra le sue fila contemplava ballerini, poeti, dilettanti e semplici scoppiati. Se intervistato, Sun Ra spiegava che non apparteneva a questo mondo: veniva da Saturno ed era sul nostro pianeta in missione. Questa missione poi, era un dottissimo ma strampalato coacervo di teorie che pescavano ovunque: aneddoti biblici, storia dell’Africa nera, antico Egitto, tradizione esoterica, mito, scienza e tecnologia aerospaziale. Che fosse un tipo bizzarro insomma, c’erano pochi dubbi. E però fu anche una delle personalità più all’avanguardia non solo del jazz, ma dell’intera musica popular per come abbiamo imparato a conoscerla perlomeno da fine anni 50 in poi.
La musica di Sun Ra ha attraversato varie fasi: può oscillare da una morbida exoticacondita di riferimenti space age al free jazz più spericolato, dal funk più viscerale a una minacciosa forma di tribalismo arcano screziato di elettronica e vortici avantgarde. Nella New York degli anni Sessanta si ritrovò catapultato al centro di quella new thing che allargò i confini del jazz fino a tramutarlo in un’esperienza multisensoriale in perfetta continuità col clima sia politico che spirituale dell’epoca: i suoi compagni di viaggio si chiamavano John Coltrane, Pharoah Sanders e LeRoi Jones, e nonostante Sun Ra (che secondo i registri terrestri sarebbe nato nel 1914 a Birmingham, Alabama, col nome poco stellare di Herman Blount) non provasse grande affinità con gli eccessi della generazione hippie, tanto la sua musica quanto le sue performance suscitarono prevedibilmente gli entusiasmi del pubblico freak. Il fatto poi che la sua Arkestra fosse a conti fatti un’autentica comune, faceva il resto.
Lo slancio visionario di Sun Ra spiega se vogliamo perché la sua figura fu tra le poche, in ambito jazzistico, a esercitare un’influenza diretta e dichiarata sui circuiti del nuovo rock Pink Floyd in testa.

 

 

tratto da: Space is the place - Vita e musica di Sun Ra

di Valerio Mattioli, Repubblica XL 11/ 2013

 

 

Face is the music / Space is teh place

Sun Ra Arkestra

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